AIB Associazione Amici del Bosco - Bellinzago Novarese

 

 

IL RESOCONTO DI MAURIZIO

Era di venerdì, 30 maggio 2008, quando Vittorio mi ha telefonato per chiedermi di organizzare una squadra per la Val Susa. Devo dire che, all'inizio, ero un po' scettico.

Il giorno dopo si sarebbero sposati Arianna ed Alessio, non pensavo che sarebbero stati in molti a rinunciare al matrimonio per andare a spalare fango. Mi sbagliavo.

Chiamo Claudio: “fai qualche telefonata che vediamo se qualcuno è disponibile.

Dopo qualche ora lo richiamo, mi dice: “siamo già in quindici, che faccio, vado avanti?

“basta, altrimenti come facciamo a trasportarli?

Chiamo Graziano: “tuta di protezione civile, impermeabile, stivali bassi, almeno un cambio di indumenti; distribuisci impermeabile e stivali a chi non li ha.

La sera riunione organizzativa: “partenza alle sei, carichiamo sul pick-up le pale, roncole, una motosega e qualche paio di stivali alti, acqua, il termos del caffé e le borse di tutti. Portiamo le radio regionali ed anche quelle con la nostra frequenza. Quattro sulla Panda, sei sulla Land, ed il pick-up ne carica quattro e poi raccoglie Laura a Novara Est. Ritrovo con le altre squadre all'Autogrill di Villarboit alle sei e trenta.

Sabato mattina, Ceco e Bruno sono dalle cinque e mezza in sede a fare il caffé, Oleggio è leggermente in ritardo, così decidiamo di trovarci all'Autogrill.

Squadra A.I.B. Bellinzago all'Autogrill di Villar boit

Quando arriviamo c'è già lo Scam di Suno con sei volontari e due pompe idrovore. Dopo qualche minuto arriva Alfonso con lo ZK e la Land. Vediamo passare la Land di Oleggio che ha mancato l'entrata dell'Autogrill, poco dopo stessa sorte tocca ai tre mezzi del VCO. Partiamo per ricongiungerci a loro e formare la colonna mobile alla volta delle valli torinesi.

Dai passaggi radio sentiamo che anche una colonna mobile AIB della provincia di Biella si sta muovendo vero il torinese, destinazione Val Susa.

Conosciamo la nostra destinazione, Val Pellice.

Sempre macchinose le operazioni alle barriere, la colonna si divide e si ricompatta più volte, ma finalmente, terminate autostrada e tangenziale, ci si avvia speditamente alla meta.

Salendo vediamo il fiume a fondo valle, l'acqua è tornata a livelli bassi, anche se è ancora molto melmosa. Nell'alveo migliaia di piante e di detriti stanno a testimoniare ciò che deve essere stato.

Nove meno un quarto, siamo a Villar Pellice, il paese della frana.

Ingresso delle colonna mobile a Villar Pellice

Il paese si arrampica sul lato destro della valle, la parte alta non ha subito molti danni, c'è fango e detriti nelle strade che i volontari dell'ANA stanno pulendo, forse qualche cantina allagata, è la parte bassa che ha subito i maggiori danni dell'alluvione, frana esclusa.

Situazione strade nell'area alta del paese

Ci mandano in basso, dove, in una piccola piana, tra i prati, ci sono dei campi da tennis ed un laghetto di pesca sportiva.

 

Luogo dove iniziamo il nostro operato

Qui, alcuni piccoli ruscelli si sono trasformati in fiumi ed hanno travolto la strada e la pesca sportiva. Ci sono detriti e tronchi d'albero dappertutto, e poi fango, molto fango.

 

Le vasche del pesce sono piene di melma, ed il laghetto si è trasformato in una pozza melmosa. Tutto intorno, contro gli alberi che hanno resistito alla piena, centinaia di tronchi divelti formano una sorta di recinto, reti di recinzione, giochi per bambini, canne da pesca, fioriere in legno, tutto sommerso, distrutto, infangato.

Ammasso di detriti nell'area bassa ----------------------Il laghetto

Alcuni giochi--------------------------- Pulizia delle reti attorno al laghetto

canne da pesca---------------------------------- fioriera

La casetta ed il chiosco delle bibite sono immersi nella palta, due gatti impauriti, accucciati sopra i mobili, non vogliono saperne di scendere a terra, forse per paura del fango, forse di tutti quegli esagitati vestiti di arancione.

Uno dei due gatti

Chiosco del laghetto

Comunque, grazie all'aiuto di una ruspa e di un trattore col ragno, liberiamo la strada (almeno fino al punto dove è stata divelta) ed il piazzale del laghetto. Lo ZK di Invorio compie decine di viaggi a portar via i detriti, quelli di Verbania, motosega alla mano, tagliano a tutto spiano rami, tronchi, travi, e tutto ciò che è incastrato in modo da poterlo liberare e poi, caricare e portar via.

 

 

Un gruppo svuota la casetta ed il chiosco, li libera dal fango e cerca di pulirli il più possibile, di recuperare gli elettrodomestici sperando che siano ancora funzionanti.

Recuperiamo anche alcune decine di trote dalle vasche.

Laura documenta.

Degni di nota un paio di cartelli recuperati dal fango:

“si prega di chiudere l'acqua dopo l'uso” e “oggi il personale non pulisce il pesce”. Nascono battute e si ride, anche per dimenticare la stanchezza.

Alle dodici e trenta pausa pranzo, si sale a piedi in centro paese e ci troviamo alla sala riunioni della Dieta Valdese. Qui troviamo alcuni AIB dei paesi della valle che si stanno dando il cambio dal giorno dell'alluvione, ed almeno centocinquanta, duecento volontari dell'ANA che avevamo già visto al nostro arrivo, lavorare nelle strade del paese.

Il Pastore di Villar Pellice fa un breve discorso per ringraziarci: “la vostra solidarietà fa rinascere la speranza anche in chi è stato colpito dalla tragedia.

E' un momento di commozione, un grande applauso, poi si torna al lavoro.

Pomeriggio, Bellinzago, Oleggio e Suno, vanno alla frana, le altre squadre si spostano a Fenestrelle.

La sera prima è stato trovato il corpo della bambina, perciò è stata dissequestrata l'area della frana e si può lavoraci.

Le ruspe hanno già sgomberato la strada per consentire il transito degli automezzi, ora stanno mettendo in sicurezza la frana e liberando i veicoli che ne sono stati coinvolti.

 

 

Noi ci dividiamo in due gruppi, uno aiuta gli AIB del posto a liberare dal fango cantina e stalla di una casa posta al limite sinistro della frana, verso il paese, gli altri vanno a rovistare in mezzo a ciò che resta della casa travolta per recuperare le poche cose che è possibile prima che intervengano le ruspe.

Stalla a lato della frana

Casa travolta dalla frana

La casa distrutta era sul lato destro della frana, quello opposto al paese, e quello dove la frana ha colpito di più. Ora della casa restano pochi calcinacci, travi e perline di legno, residui di mobili, tutto sommerso da massi e fango. Prima era a monte della strada, ora, ciò che ne resta, è a valle della strada.

La frana

Sul lato destro della frana c'è un'altra casa che è stata lesionata, in un secondo momento avremmo dovuto aiutare i volontari dell'ANA a liberare la stradina che la congiunge alla via principale, per consentire ai proprietari di recuperare qualche suppellettile. Appena sotto c'è anche la segheria dove lavorava il giovane rumeno. Non è stata toccata dalla frana, se fosse rimasto li sarebbe ancora vivo, è il destino. La sua ed una seconda auto, sono ridotte ad un ammasso informe di lamiere.

la Panda verde ritrovata ancora accesa, deve aver “galleggiato” sulla frana, ed è ancora in buone condizioni (buone è sempre un eufemismo).

A destra c'è una betoniera quasi completamente sommersa, ed a sinistra una ruspa semi ribaltata.

 

Ovunque residui di vita, un libro in francese, buste di plastica, alcune paia di calze di lana ripiegate, strappate fuori da qualche cassetto e buttate tra i sassi.

Sopra un masso, qualcuno ha messo dei fiori.

Nella parte bassa della frana, sul lato sinistro, verso il paese, riversi su di un fianco e completamente sommersi ci sono il trattore e l'ambulanza.

Si trovano ad almeno una cinquantina di metri sotto la strada. Il trattore, adatto ai lavori forestali, ha un lungo braccio che ne ha impedito il ribaltamento, consentendo al guidatore di salvarsi e, di salvare gli occupanti dell'ambulanza.

Quest'ultima deve aver percorso decine di metri trascinata dalla frana, se si fosse ribaltata i suoi occupanti sarebbero rimasti schiacciati o soffocati. Anche il fatto che l'abitacolo si sia deformato solo in parte, ha evitato che la tragedia assumesse più ampi connotati.

Le foto, che troverete nell'archivio, pur chiare (è difficile definirle belle), non rendono idea della situazione.

Anche vedendo la frana dal vivo non ci si può rendere conto della realtà. Un conto è la staticità della tragedia, dove tutto è fermo, immobile, sembra li da sempre perché non si può capire come possa esserci arrivato. Un conto è l'inimmaginabile drammaticità del momento. Milioni di metri cubi di roccia, acqua, fango, detriti, in corsa verso valle. L'urlo assordante della montagna. Il terrore.

Alle sedici e trenta il nostro lavoro è finito. Stanchi.

Per noi l'avventura è finita, torniamo alle nostre case ed alla nostra realtà. Ci ricorderemo a lungo di questo giorno, un pò orgogliosi per esserci stati.

Chi resta continuerà a confrontarsi con la tragedia, anche domani, per sempre.

Maurizio

 







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